
Sono stata una bambina attenta ai limiti. A differenza di mio fratello che si buttava a testa bassa in ogni impresa, io li studiavo a lungo prima di superarli. Una pratica che ho conservato da adulta. Tranne che per una cosa: quando vedevo una pozzanghera dovevo saltarci dentro a piedi uniti, subito, per forza, incurante delle conseguenze - sudiciume, bagnato e urla di mamma. Volevo saltare dentro quel mondo alla rovescia, andare a vedere. Lo faccio ancora, quando non mi vede nessuno. Per me è ancora il punto in cui il mondo reale e quello immaginario si incontrano e si mescolano.
Siccome questa newsletter parla di mondi alla rovescia, per stavolta si rovescia un po’ tutto anche qui: luoghi reali e immaginari sono insieme e i libri sui mondi al contrario me li segnali tu (ma uno te lo segnalo io).
Luoghi reali e immaginari: mari effimeri
Una pozzanghera è un piccolo mare effimero. Non un lago, anche se gli somiglia di più, perché il lago non fa parte della mia esperienza. Sì, nel tempo sono stata su vari laghi, ma sono cresciuta in riva al mare e rappresenta il mio immaginario di riferimento.
Quando da piccoli mio fratello e io ci buttavamo in acqua e uno di noi beveva, riportava l’esperienza come un viaggio: ero negli abissi, ho visto uno squalo, c’era un polpo grosso così, ho visto la coda verde di una sirena, da un forziere sommerso, guarda! ho preso una pietra preziosa. Era una pietra rosa, o grigia con inserti bianchi, o bianca con un brillio, o un pezzetto di vetro verde levigato dall’acqua. Quando si asciugava tornava pietra, se la bagnavi tornava a scintillare.
Dopo ogni bevuta seguita a un’imprudenza mamma ci costringeva a restare sotto l’ombrellone per un po’ e lì si dipanavano i resoconti di avventure in fondo al mare durate lo spazio di un paio di secondi, a due passi dalla riva, con la testa sotto il pelo dell’acqua ma l’immaginazione molto più lontana.

Le pozzanghere, essendo piccoli mari, come il mare sono mutevoli. Effimere per definizione, durano lo spazio di un sogno, il tempo di immaginare com’è dall’altro lato, dove tutto è alla rovescia. Un soffio di vento le increspa e il mondo che riflettono cambia. Un raggio di sole le colpisce e muta ancora. Poi il sole le asciuga e puff! svanite per sempre. Torneranno in altra forma, in altro luogo, o ancora lì, dove c’è quell’avvallamento della strada che ti convinci sia una porta per l’altro mondo che si riapre ogni volta per te. Le fantasie marine le condividevo con mio fratello, quelle sulle pozzanghere no, erano solo mie. Mi consideravo custode della porta e unica autorizzata a varcarla. Gli altri, potevano solo sbirciare da fuori quel frammento di mondo alla rovescia.
Un pomeriggio che ero a Torino per il Salone del Libro mi fermai in mezzo alla strada e mi chinai. Aveva piovuto per ore. Le mie amiche proseguirono di qualche passo prima di accorgersi che mancavo, ma dov’è finita? Mi trovarono accovacciata in mezzo alla via. Guardavo la Mole riflessa nell’acqua, le nuvole che le correvano intorno. Ebbi la tentazione di saltarci dentro, nonostante le 4 persone che mi osservavano incredule e le mie ballerine scamosciate già messe a dura prova dalla pioggia del mattino. Mi limitai a scattare una foto, questa qui.
Un itinerario nel mondo alla rovescia
Solo ad adulta ho scoperto che il mondo alla rovescia che immaginavo negli specchi d’acqua è un topos narrativo, quello del mundus inversus, che ricorre tanto in letteratura quanto nell’arte figurativa. Un topos potentissimo, che permette di immaginare un ribaltamento radicale della società, del mondo stesso, di cui si riscrivono tutte le regole. I ruoli si invertono, le gerarchie si spezzano, un altro mondo diventa possibile. E pensa al Carnevale, e prima ancora ai Saturnalia dei Romani, rito collettivo che celebra la sovversione dell'ordine. Giuseppe Cocchiara ha riassunto questo topos in un bellissimo saggio intitolato Il mondo dalla rovescia, un viaggio nelle tradizioni antiche che hanno attinto a questo immaginario.

Per questa volta, anziché creare un itinerario tra diversi libri mi limito a suggerirti un libro che è già itinerario in sé. Se viene in mente a te un libro che racconta un mondo alla rovescia, dimmi il titolo rispondendo a questa mail.
Gita in Grecia: il mare femmina
A proposito di mare. Il greco è tra le lingue che lo considera femminile: η θάλασσα. Nella mitologia greca è la divinità che incarna l'elemento liquido e salato e ne rappresenta anche la fecondità. Da Thalassa e Ponto, personificazione maschile del flutto, nacquero i Telchini, Afrodite e tutti i pesci.
Fu generata insieme a Gea e Urano da Etere e Emera, divinità primordiali che rappresentano l'aria e il giorno. Generò a sua volta il Cielo e le Montagne con le sole forze creative ereditate dal Caos che aveva dato vita alle prime manifestazioni divine, preesistenti agli dei dell'Olimpo.
Pochissime le sue rappresentazioni. Pausania racconta che una si trovava nel tempio di Poseidone a Corinto, con Afrodite bambina tra le braccia e una folla di Nereidi intorno. Più spesso era rappresentata solo come onde. In alcuni mosaici romani compare come donna che emerge dall'acqua con abito di alghe, chele di granchio per corona e un remo in mano.
Ultime dal sito
Sulla mappa di IoViaggioInPoltrona.it ho aggiunto La Sicilia passeggiata di Vincenzo Consolo e Ultimi viaggi nell’Italia perduta di Raffaele La Capria. Per la rubrica Leggere la Grecia ho scritto un articolo su La fidanzata di Achille di Alki Zei che parla della Resistenza greca. Sul Diario c’è anche una nuova riflessione sul viaggio come esercizio di scoperta.
Splendido racconto, come sempre rappresenti perfettamente i viaggi dell'anima.