Quando pensavo al teatro delle marionette io pensavo a due cose: all’Opera dei Pupi con i paladini di Carlo Magno, che in Sicilia era teatro di strada e fa parte del mio orizzonte culturale da quando sono nata; all’episodio di Pasolini Che cosa sono le nuvole? in Capriccio all’italiana con Modugno, Totò, Franco e Ciccio e altri nei panni di burattini che… finiscono nell’immondizia (uno spezzone qui). Da quando sono stata in Polonia penso anche a un’altra cosa. Oggi te la racconto.
Prima di cominciare vorrei comunicarti che ho aperto una seconda newsletter, si chiama Kalò Dromo e dalla prossima domenica racconterà il mio anno di allenamento verso la maratona di Atene che proverò a correre nel 2024.
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Un luogo reale: il teatro delle marionette di Toruń
A Toruń arrivo in treno, il mio viaggio in Polonia è tutto su rotaie. Parto da Varsavia a bordo di una vecchia carrozza con gli scompartimenti a sei posti, i sedili in finta pelle marrone e i portabagagli con la rete. Lo scompartimento è pieno. Conquisto il posto al finestrino convinta di trascorrere il tragitto di un paio d’ore leggendo e guardando fuori. Ho con me Trans Europa Express di Paolo Rumiz ma c’è un’altra scrittrice a bordo che attira la mia attenzione. Si chiama Christine, è una storica svizzera e sta facendo ricerca per il suo nuovo libro. Coinvolge tutte in una conversazione. Vuole sapere chi siamo, che facciamo e che ci facciamo lì.
Salta fuori che tra noi c’è Helena, costumista polacca che lavora a Varsavia ma sta tornando a Toruń a trovare i genitori. È cresciuta lì e ci parla del suo lavoro. Sono la sola che scende a Toruń oltre a lei e mi offre la sua compagnia per un tratto dalla stazione al centro. Ci tiene a mostrarmi qualcosa, poi ci rivedremo a pranzo se mi va di fermarmi a casa sua e conoscere i suoi. Non me lo faccio ripetere due volte.
La stazione è fuori dal centro ma c’è il sole e un cielo da fiaba e propongo a Helena di camminare, così avremo più tempo per chiacchierare. Le dico che come prima cosa vorrei vedere la Vistola, mi piacciono le città sul fiume. Mi svela che quello che vuole mostrarmi è lì vicino. E così la prima cosa che vedo di Toruń non è Toruń e neanche il suo fiume ma un teatro.
Sono a bocca aperta. La facciata ha la forma di un magico guardaroba pieno di meraviglie. Dentro si tengono spettacoli di marionette. È un teatro per bambini molto attivo, fondato nel 1945 dall’artista Irena Pikiel-Samorewiczowa incaricata dal Ministero delle Arti e della Cultura di organizzare il primo teatro delle marionette in Pomerania ispirandosi al teatro Baj di Varsavia. Perciò si chiamò Baj Pomorski, cioè il Baj di Pomerania.
La prima sede fu a Bydgoszcz nel vecchio mattatoio che sotto occupazione tedesca era già diventato un teatro. La prima rappresentazione avvenne a fine ottobre del ‘45 ma già l’anno seguente fu spostato a Toruń in una sede più adatta su via Piernikarska 9, dov’è adesso. Oltre agli spettacoli per bambini e famiglie mette in scena anche opere teatrali “adulte” (come Shakespeare) ma con le marionette al posto degli attori. In anni recenti ospita anche teatro d’avanguardia con attori in carne e ossa mentre da fine anni ‘90, nel mese di ottobre, vi si tiene il festival internazionale delle marionette. Peccato non essere lì proprio adesso.
Un luogo immaginario: il buio dietro le quinte
A teatro vado da spettatrice. Non ho mai immaginato di salire su un palco ma più di una volta ho sognato di lavorare dietro le quinte. Mi sarebbe piaciuto scrivere per il teatro e più di una volta sono stata sul punto di iscrivermi a un corso di sceneggiatura ma più spesso ho vagheggiato di lavorare come attrezzista, costumista, trovarobe. Un lavoro che si vede sulla scena senza che mi veda io.
Quando vado a visitare i teatri storici chiedo sempre se il tour include anche il backstage, i cunicoli tra cui si muove chi allestisce luci e scene, la sala prove, la sartoria, i camerini. Camminando per quegli anfratti nascosti e bui a un passo dal sipario mi pare di attraversare molti mondi, tutti quelli che poi prendono corpo sulla scena ma che lì cominciano a solidificarsi quando mille mani, mille cuori, mille occhi li immaginano tutti insieme, lì dietro.
Un itinerario tra i libri: Polonia di carta
Durante il mio viaggio in Polonia portai con me due libri e uno lo scoprii al ritorno. Oggi li consiglio anche a te, limitandomi a tre per non subissarti di titoli come al solito. Ma se cerchi altri suggerimenti a tema Polonia scrivimi, chiacchiero sempre volentieri di libri (di viaggio e non).
I fratelli Ashkenazi di Israel J. Singer lo lessi durante i miei giorni a Cracovia poco prima di spostarmi a Łódź, dov’è ambientato il libro. Me lo aveva consigliato la mia amica Kamila, conosciuta a Cipro anni prima ma originaria di Łódź. La città non faceva parte del mio itinerario iniziale, ci andai apposta. Non c’era neanche Kamila, che all’epoca lavorava in Australia. Ero a caccia di fantasmi letterari.
Trans Europa Express di Paolo Rumiz mi faceva compagnia negli spostamenti interni. Lo avevo rimandato per molto tempo perché mi piaceva l’idea di leggerlo percorrendo una parte del tragitto di Rumiz lungo il suo viaggio dalla Finlandia a Odessa (passando, certo, anche dalla Polonia). Durante il viaggio verso Toruń che ti ho raccontato sopra leggevo un passo che diceva che sono le persone a fare il viaggio, non i luoghi. Un momento dopo chiacchieravo con Helena e finivo alla tavola di una famiglia polacca.
Vado a vedere se di là è meglio di Francesco M. Cataluccio l’ho scoperto solo dopo essere tornata dal mio viaggio e in un certo senso quel viaggio lo ha prolungato. Parte da Firenze e arriva a Drohobycz attraversando 22 stazioni dell’Europa Centro Orientale di cui racconta storia, storie, personaggi, letteratura. Ne ho scritto qui.
Gita in Grecia: Karaghiozis e il teatro delle ombre
In Grecia il teatro delle marionette per definizione è quello di Karaghiozis. In Turchia ha il corrispettivo in Karagöz, che significa “dagli occhi neri”. Se chiedi a un greco ti dirà che non è vero, non è mica roba turca, è tutta farina del loro sacco. Se chiedi a un turco avrai la stessa risposta, ma al contrario. Secondo le tesi più accreditate, la tradizione del teatro delle ombre greco arriva da lontano (forse India, forse Asia) passando per gli ottomani. In Grecia compare negli anni che precedono la Rivoluzione del 1821. Dunque Karaghiozis è un greco.
Anzi è il poveraccio greco per eccellenza, scalzo, gobbo e sbrindellato. Prova a sfangarla in ogni modo, le inventa tutte pur di procurarsi un boccone e non esita a ricorrere a truffe e sotterfugi per un tornaconto personale e immediato - ma spesso gli va male - e per cavarsela alla meno peggio sotto l’occupazione turca. I personaggi che ruotano intorno a Karaghiozis sono più o meno fissi: l’amico Hatziavatis, il Visir, lo zio Barba-Giorgos, sua moglie Aglaia e i loro tre figli, scalcagnati come il padre.
Oggi gli spettacoli si rappresentano quasi sempre davanti a un pubblico di bambini e il linguaggio è stato epurato, così come le storie sono spesso riadattate o addirittura modernizzate. In origine invece si rappresentava nei luoghi di ritrovo più tradizionali come i vecchi kafeneia frequentati esclusivamente da uomini e linguaggio e situazioni erano molto più scurrili. Qui un video per farti un’idea.
Ultime dal sito
Cos’è successo su IoViaggioinPoltrona.it:
sulla mappa ho aggiunto due libri di viaggio: Passaggi in Grecia di Claudia Berton che ti porta nel Peloponneso, a Creta, nel Dodecaneso; Il conte di Mazara di Alexandre Dumas ambientato a Palermo
sul diario trovi le mappe di Boetti e 5 nuovi podcast che consiglio
Che cosa sono le nuvole ❤️