
Per la prima volta da molti anni nel periodo natalizio fa freddo per davvero, qui dove vivo. Stamattina mi sono svegliata con un silenzio che non sentivo da molti giorni. Ho sognato di affacciarmi fuori e trovare tutto bianco. Mi sembrava un silenzio da neve.
La neve, per me, è una magia. Lo è perché dove vivo è cosa rara. Ricordo in tutta la vita solo 3 nevicate serie qui in riva al mare, sempre di brevissima durata: poche ore, al massimo una giornata. Più spesso capitano brevi nivarrate, nevischio che non arriva neppure a posarsi.
Per molti anni tra novembre e dicembre sono partita verso il profondo Nord, in cerca del freddo, della neve, del buio. Per me, isolana del sud, andare a cercare l’inverno era un modo per esplorare parti di me stessa che sotto il sole non venivano fuori. Ho scoperto di recente, leggendo il libro D’inverno di Katherine May, che non sono la sola a sentire l’esigenza di rincantucciarsi nelle pieghe dell’inverno. Quest’anno più che mai.
Stamattina l’Etna è tutta bianca fino a bassa quota, l’ho vista dal mio letto. Dev’esserci neve pure al paese di nonna, oggi. Ho spostato la mia poltrona vicino la porta del balcone, mi sono messa il laptop sulle ginocchia e ho scostato la tenda per vedere il vulcano imbiancato mentre ti scrivo.
La nevicata del 1989
Il 16 dicembre 1989 ci svegliammo in un mondo tutto bianco. Scuole chiuse, neve alta persino in spiaggia, strade isolate. Aveva fioccato tutta la notte e continuava a nevicare. Non essendo attrezzati per affrontare una nevicata eccezionale - per quantità e località geografica - ogni cosa andò in tilt.
Per me, che allora avevo 11 anni, fu un giorno di vacanza inaspettato. Un giorno a scorrazzare per il querceto con mio fratello. Il bosco dietro casa era proprio quello delle fiabe. Allora abitavamo in campagna. Il cortile aveva una scivola ripida. Quante discese! Di solito le facevamo in bicicletta, quel giorno con uno slittino improvvisato. Persino il solito orto sembrava magico.
Mia mamma non ricorda quel giorno con la stessa gioia. Eravamo rimasti bloccati a casa, la sera prima era nata mia cugina Benny e lei non poteva raggiungere sua sorella in ospedale. Non si riusciva neppure ad arrivare in paese per comprare il pane. Mio papà solo si avventurò alla meno peggio fino in città per procurarsi una coppia di catene per l’auto.
Quando ci mettemmo in macchina per andare a conoscere Benny, scoprimmo che tutto il mondo era cambiato. Era bianchissimo. Ed era silente. Gli agrumeti erano colmi di neve. Sembravano alberi di Natale con le palline arancioni e gialle. Non li avevo mai visti così. Ricordo quel giorno con uno stupore che non si è mai attenuato da allora.
I suoni della neve

Quando nevica sull’Etna, mettiamo lo slittino in macchina e partiamo. Lo slittino è arancione ed è molto piccolo, perché risale all’infanzia di N. Ma noi quando nevica torniamo piccoli e ci basta per rotolare giù per una qualunque discesa abbastanza innevata che scorgiamo salendo verso il rifugio. Alla prima utile ci fermiamo, scendiamo e cominciamo a giocare.
Quando perdiamo il fiato per le risate (e le cadute), lo riponiamo in macchina e facciamo una passeggiata nei boschi. Lì dove prima era tutto pieno di risa e fruuuuuuuusc dello slittino sulla neve, ora si sente solo silenzio. Ma è un silenzio pieno di ssssssssssuoni.
C’è il suono lieve del vento sulla neve shhh shhh. La solleva come zucchero, e scintilla. C’è lo scricchiolio degli alberi tr tr tr. E il frullo delle ali di un uccellino fr fr fr fr. Il sole scioglie il ghiaccio sul sentiero scriiiik. Più in là il gocciolio dell’acqua lungo un margine tlk tlk tlk. I nostri respiri diventano nuvole di vapore ffffff. I nostri passi sono lenti lenti, per cogliere tutte le sfumature del suono che producono sulla neve fresca crac sciac shrik schioc splat plom.
Un itinerario tra libri innevati
Il libro che più di tutti per me rappresenta l’inverno e la neve è una raccolta di racconti che qualche anno fa mi regalarono i miei genitori. Si intitola Snow Queen & Other Winter Tales e sì, parte da La Regina delle Nevi di Andersen ma poi spazia tra Dickens, Alcott, i Grimm. Sono 100 storie, dentro una bellissima copertina azzurra che scintilla.
La neve come una partitura, e dunque musica, è quella che racconta Davide Sapienza nel libriccino La musica della neve, della preziosa collana Piccola filosofia di viaggio di Ediciclo.
Una riflessione sull’attesa e sulla perdita (della neve e non solo) si trova in Ultima neve di Arno Camenish, ambientato sulle montagne dei Grigioni. Ci spostiamo invece nei Balcani con Come tradurre la neve, un po’ reportage, un po’ diario poetico di un viaggio tra Bosnia e Croazia, scritto da Maria Grazia Calandrone, Alessandro Anil e Franca Mancinelli.
Mario Casella in Oltre Dracula racconta un altro viaggio, d’inverno, a piedi o sugli sci, attraverso i Carpazi. Quelle montagne hanno da raccontare molte storie oltre la più nota legata a quei luoghi, appunto.
Surreale e poetico è Io sono febbraio di Shane Jones che ho letto molti anni fa ma mi è rimasto impresso. C’entra (moltissimo) la neve. Pieno di neve è anche il recentissimo illustrato Nevario di Sarah Zambello e Susy Zanella.
Grazie Sara per questo viaggio bianco. Anch'io poche settimane fa, non appena ha nevicato qui intorno, sono uscito per andare a correrci, nella neve. Ed è una gioia sprofondare nella neve fresca (anche se un po' mi dispiace sempre rompere quel morbido equilibrio).
Aggiungo ai consigli letterari un libro di Daniele Zovi che mescola suoi ricordi personali attorno ad Asiago, alcune leggende e racconti di animali e cose legati alla neve. S'intitola "Autobiografia della neve".
Buon Natale, Sara! E quando vorrai un po’ di neve, da me a Losanna ne troverai fin quasi a fine marzo ❄️