#6. Isole che non esistono nell'isola che c'è
Un'isola scomparsa sotto il mare, un'altra che affiora appena, viaggiare in Sicilia con i libri e i greci di Messina
Chi ha detto che un’isola che non c’è sia meno reale di quelle su cui puoi approdare? Ce lo ha insegnato Peter Pan, no? E pure Edoardo Bennato. Ma ce lo insegnano anche le due isole che ti racconto oggi. Siciliane tutte e due. Salta a bordo, ti ci porto.
Un luogo reale: l’Isola dei Cani di Siracusa
No, l’omonimo film di Wes Anderson non c’entra, l’Isola dei Cani di cui ti parlo è al largo di Siracusa. Si vede da Ortigia se ti affacci a levante ma se ti aspetti un’isola resti delusə perché è giusto uno scoglio affiorante. Per quanto piccolo, su questo frammento di terra si sono impigliate molte storie.
Una voce popolare parla della vecchia abitudine di sbarazzarsi delle cucciolate numerose gettandole in mare aperto. Gli animali, nuotando per mettersi in salvo, trovavano temporaneo rifugio sullo scoglio, su cui però finivano per morire di fame. Tremo solo a pensarci. Un’altra storia collega il toponimo all’arabo ʿayn, cioè fonte, perché intorno all’isola di Ortigia le sorgenti d’acqua dolce abbondano (come la fonte Aretusa).
Una delle storie più note è una leggenda. Racconta che Manfredi offrì a Riccardo Cuor di Leone la scelta tra un palazzo a Ortigia o un'intera isola poco distante e gliela mostrò con la bassa marea. Secoli fa l'isolotto era più grande, oggi è quasi tutto sommerso. Riccardo scelse l'isola pensando di erigervi una fortezza ma quando tornò l'alta marea restava ben poco del suo nuovo possedimento.
Un luogo immaginario: l’isola sotto il mare
In una rovente giornata di luglio del 1831 il mare davanti alla costa di Sciacca iniziò a ribollire e partorì un’isola che non c’era mai stata. Una modesta isoletta vulcanica di 4 km di circonferenza ma capace di creare grande scompiglio. Si mobilitarono scienziati, scrittori, militari e avventurieri di ogni sorta ma durò poco, a gennaio 1832 se ne tornò sott’acqua lasciando tutti a bocca asciutta. In realtà è ancora lì, forma una secca dove s’è inabissata, la cima del cono vulcanico è a soli 9 metri di profondità.
All'epoca della sua emersione, sul Regno delle Due Sicilie regnava Ferdinando II di Borbone perciò fu chiamata isola Ferdinandea. Ma altri la reclamavano per sé e si creò una vera e propria contesa tra inglesi, francesi e Borboni. Ognuno le diede il proprio nome. I francesi la chiamarono Julia, gli inglesi Graham. Le bandiere che i tre governi piantarono sull'isola se ne andarono a fondo con lei.
Si era formata in seguito a una eruzione sottomarina durata sei settimane e già entro sei mesi il moto ondoso e frane del materiale piroclastico l'avevano erosa quasi del tutto. Nell'800 ancora non lo sapevano, ma l'isola Ferdinandea si trova in un vero e proprio "campo" di coni vulcanici sottomarini. Nel 1846 e nel 1863 si sperò che riemergesse perché in zona furono avvistate emissioni gassose, ma no, la Ferdinandea è ancora un'isola che non c'è.
Un itinerario tra i libri: viaggio in Sicilia
Sull’isola Ferdinandea esiste un libro di Salvatore Mazzarella edito da Sellerio che ti consiglio se ti va di approfondirne le vicende. L’Isola dei Cani invece è anche un giornale satirico che dal 1985 è distribuito a Siracusa. Per una selezione di libri per viaggiare in Sicilia, un po’ diversi dai soliti, ti rimando a una puntata del podcast Il Milione della mia amica Claudia Vannucci che mi ha ospitato nell’episodio a tema Sicilia. Il podcast lo puoi ascoltare qui. Qui sotto trovi la lista dei libri che cito, ma se cerchi altri consigli scrivimi!
Cento Sicilie di Gesualdo Bufalino e Nunzio Zago, Bompiani
L’arte di annacarsi di Roberto Alajmo, Laterza
Sicilia Express. Due terranauti in treno tra saperi e gusto di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, Exòrma
Sicilia, o cara di Giuseppe Culicchia, Feltrinelli
Odissea Siciliana di Francine Prose, trad. Maurizio Migliaccio, Feltrinelli
La pescatrice del Platani e altri imprevisti siciliani di Stefano Malatesta, Neri Pozza
Il Mediterraneo era il mio regno di Francesco Alliata, Neri Pozza
Gita in Grecia: i greci di Messina
I greci che la fondarono qui nell'VIII secolo a.C. la chiamarono Zancle, cioè falce, per via della forma a mezzaluna del suo porto. La città è considerata una delle più antiche colonie greche di Sicilia. Messina ospita ancora, secoli dopo, una vasta comunità greca. Nel corso dei secoli la presenza greca è stata più o meno fiorente e visibile, ma non è mai sparita. Oggi esiste anche una Comunità Ellenica dello Stretto che dal 2003 ne studia e conserva la memoria.
Nel messinese resistono antichi monasteri di rito basiliano, un documento del 1484 elenca ben 28 edifici religiosi di rito greco a Messina e nel 1783 ce n'erano ancora 20. In via Garibaldi esisteva un Caffè Greco dove la comunità si ritrovava. L’insegna era scritta in greco. Si registrarono famiglie greche alla conta dei sopravvissuti al terribile terremoto del 1908: Pallios, Stathopoulos, Trombetta, cognomi tuttora esistenti. In città vivono inoltre ex-studenti greci arrivati per studiare all'università e rimasti mettendo radici. La comunità greca messinese è così folta che è stata riconosciuta come minoranza linguistica da un’apposita delibera del consiglio provinciale del 2012 dal nome Progetto Mazì (cioè insieme).
Ultime dal sito
L’ultima settimana sul sito: sulla mappa ho aggiunto Il racconto dell’isola sconosciuta di José Saramago mentre nella sezione Diario trovi le mie letture del mese di Maggio.
Grazie per questa newsletter.
L'ho letta con una curiosità che non trovavo in me da tempo. E adesso ho il cuore gonfio di meraviglia e bellezza.