#7. Erigere torri
La musica prima che diventi musica, remotissime torri di pietra e greci di Georgia
Qualche tempo fa ho seguito un breve corso di narrazione con Nadia Terranova, si parlava di letteratura per l’infanzia che è una delle mie passioni di lettrice. Quella mattina Nadia chiese a ciascun partecipante di raccontare l’immagine che si formava nella nostra testa leggendo una certa frase. Io descrissi palazzi d’oro nel cielo, tra nuvole fatte di vento. Un’immagine simile mi si crea in testa quando ascolto la musica per orchestra. Oggi partiamo da qui.

Un luogo immaginario: la musica prima della musica
Per una volta invertiamo il luogo reale e quello immaginario e cominciamo dal secondo. A maggio sono tornata al Teatro Massimo della mia città per assistere al balletto Giselle. Non ci mettevo piede da prima della pandemia ed è stata un’emozione tale che ho passato le due ore dello spettacolo con gli occhi offuscati dalle lacrime. L’esperienza visiva è stata compromessa, quella emotiva no. Ho cominciato a piangere quando l’orchestra ha iniziato ad accordare gli strumenti. Quel momento, quando la musica non è ancora musica ma suono scomposto, suscita in me un grande senso di attesa. Le note sono come i mattoni appena scaricati in cantiere, pronte a edificare le torri sonore che si eleveranno nella sala. Mi pare di vederle. Quello che succede sul palco racconta una storia, quello che accade nella fossa dell’orchestra invece è architettura. Io la musica me la figuro così, struttura intangibile complessa e immaginifica che cresce in altezza, infinitamente, torri su torri nel cielo, oltre il soffitto affrescato del teatro.
Un luogo reale: le torri dello Svaneti
Coincidenza, appena uscita da teatro mi sono trovata davanti agli occhi una fotografia delle torri dello Svaneti, in Georgia. Torri di pietra nel verde che pungono il cielo azzurrissimo e sullo sfondo cime innevate. Le ho riconosciute perché sono nella mia lista. Non è una lista di “posti da vedere” ma una lista di posti che mi scombussolano, mi accendono il cervello, mi squassano il cuore e mi fanno venire voglia di studiare, scoprire, capire. E sì, anche andare a vedere. Le torri di quella regione montuosa e remota si chiamano svanuri k'oshk'i e sono costruzioni di pietra erette a scopo difensivo tra il IX e il XIII secolo. La struttura esterna è di pietra ma le divisioni interne dei piani sono di legno, spesso decorato. In alcuni casi gli interni sono anche affrescati.
Un itinerario tra i libri: viaggio in Georgia
Per caso (ma forse no) il libro che sto leggendo in questo momento è L’ottava vita della scrittrice georgiana Nino Haratischwili. La Georgia è una terra che ho frequentato spesso con la letteratura, anche se non ci ho ancora mai messo piede. Proverò a segnalarti qualche titolo che non ho mai visto suggerito altrove, come invece i più noti (e bellissimi) La terra del vello d’oro di Wojciech Górecki o La santa tenebra di Levan Berdzenišvili o lo stesso L’ottava vita.
Elena Boc'orisvili in Pioggia sottile racconta la Georgia dall'annessione all'Unione Sovietica nel 1921 alle guerre degli anni '90. Lo fa narrando la storia della famiglia Areshidze e con essa la storia di un intero popolo. Opera, della stessa autrice, è dedicato a una Tbilisi sconvolta da guerra e terremoti e attraversata da un protagonista che canta ai funerali. Struggente, atroce, bellissimo. Con Laura Barile ho attraversato Le frontiere del Caucaso. Il mosaico georgiano emerge da 4 dei 5 racconti in La città nella neve di Beka Kurkhuli.
Gita in Grecia: greci nel Caucaso
Sapevi che in Georgia c'è una comunità greca? Più piccola di un tempo ma ancora presente. I greci arrivarono da queste parti nell'800 spostandosi dalla Turchia durante le guerre russo-turche. Molti si sono poi trasferiti in Grecia negli anni '90 a seguito al crollo dell’URSS, altri sono rimasti: casa è qui, da generazioni. Vivono lo scollamento identitario che appartiene a molti greci, in diverse aree geografiche, per differenti ragioni storiche. Si sentono inequivocabilmente greci ma la terra natia, quella che chiamano casa, è altro dalla Grecia, è altrove. Osservatorio Balcani e Caucaso ha dedicato un reportage alla comunità greca georgiana.
Ultime dal sito
Nell’ultima settimana ho aggiunto sulla mappa Spostare la luna dall’orbita. Una notte al Museo dell’Acropoli di Andrea Marcolongo. La sezione Diario ospita un nuovo libro greco, Addio Anatolia di Dido Sotiriou.
❤️❤️❤️
L'immagine della commozione per il ritorno in un luogo significativo e per l'esperienza che si stava consumando dicono tanto della tua personalità leggera , di una meravigliosa leggerezza, e profonda allo stesso tempo.