#26. Speciale Pasqua in Grecia
Appena superata la Pasqua, e in attesa di quella ortodossa il 5 maggio, ti racconto le tradizioni greche della festa
Sin da quando ho scritto lo speciale Natale in Grecia avevo in mente di dedicare una puntata alla Pasqua ed eccoci qua. La Pasqua cattolica è appena trascorsa ma quella greca quest’anno cade il 5 maggio. Perché non nella stessa data? Per questioni di calendario. La regola è la stessa: si celebra la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. Ma la tradizione ortodossa si basa sul calendario giuliano anziché su quello gregoriano.
Kyrà Sarakostì, la signora Quaresima
La signora Quaresima (κυρά Σαρακοστή) è una bambola fatta di farina e sale. Tanto sale, perché si conservi per tutti i 40 giorni di quaresima. A volte però si fa di carta. Non si mangia ma si usa come calendario. I suoi sette piedi scandiscono le settimane di quaresima. Se ne stacca uno ogni sabato a partire dal Katharà Deftera, letteralmente Lunedì Pulito. Il Sabato Santo si stacca l’ultimo piede. Viene rappresentata con le mani giunte in preghiera e senza bocca, perché è periodo di digiuni.
Katharà Deftera e gli aquiloni
Il Καθαρά Δευτέρα, o Lunedì Puro, quest’anno è caduto il 18 marzo. In Grecia mette fine alle due settimane di festeggiamenti del Carnevale, o Apokries (Απόκριες). Coincide più o meno con il Mercoledì delle Ceneri. Cade il 7° lunedì prima di Pasqua e dà avvio alla Megali Sarakostì (Μεγάλη Σαρακοστή), cioè la Grande Quaresima. Non è infatti l’unica prevista dal calendario ortodosso, pur essendo la più importante.
A differenza del Mercoledì delle Ceneri, che nel mondo cattolico è un giorno di raccoglimento, il Lunedì Puro è un giorno gioioso. Si trascorre la giornata all’aperto facendo volare gli aquiloni e pranzando con il lagana (λαγάνα), un pane azzimo preparato e consumato solo in questo giorno. Vi si accompagnano taramosalata, dolmadakia, frutti di mare, olive, fagioli e un po’ di halvas. Comincia così il digiuno che si protrarrà, diventando più rigido, fino alla notte del Sabato Santo.
I festeggiamenti del Lunedì Puro si chiamanο Koulouma (Κούλουμα). Secondo alcuni affondano le radici in una festa bizantina, per altri hanno origine nella Atene antica, facendo risalire il nome alle colonne del tempio di Zeus Olimpio. Quale che sia l’origine, è una festa panellenica. Ad Atene si va sulla collina di Filopappo per far volare gli aquiloni, danzare in cerchio e mangiare all’aperto.
Gli auguri di Pasqua in Grecia
Puoi farli in tre modi diversi, secondo il momento. Il classico Kalò Pascha (Καλό Πάσχα), Buona Pasqua, si usa soprattutto prima di Pasqua per augurare di trascorrere bene la festa. Via via che la domenica di Pasqua si avvicina si dice più spesso Kalì Anastasi (Καλή Ανάσταση) che significa Buona Resurrezione. Il giorno di Pasqua invece si dice esclusivamente Christos Anesti (Χριστός Ανέστη), cioè Cristo è risorto. Si risponde Alithos Anesti (Αληθώς Ανέστη), cioè davvero risorto. Con queste parole ci si saluta per giorni dopo la Pasqua, al posto del buongiorno.
Il Sabato di Lazzaro (e i suoi dolci)
Il sabato che precede la domenica delle Palme è detto Sabato di Lazzaro. In questa occasione si andava in giro per le case cantando i kalanta di Lazzaro, la versione pasquale dei canti natalizi. Il tema è ovviamente la storia della sua resurrezione. I padroni di casa offrivano ai cantori dolci, uova, frutta o una piccola mancia.
Un tempo i kalanta di Lazzaro erano cantati soprattutto da ragazze in età da marito dette Lazarines (Λαζαρίνες). Si presentavano nelle case in abito tradizionale con un cesto adorno di fiori. Era un modo per incontrare altre persone e stringere eventuali contratti matrimoniali. La tradizione si rimette tuttora in scena in molti villaggi.
A partire da questo giorno, e per tutta la settimana seguente, si preparano i koulourakia (κουλουράκια), biscotti detti anche lazarakia (λαζαράκια) se la loro forma somiglia al corpo di Lazzaro avvolto nel drappo funebre. Una variante pasquale dei koulourakia è la lamprokouloura (λαμπροκουλούρα), un pane arricchito con le uova rosse che ricorda preparazioni simili di molte regioni italiane. In Sicilia per esempio si chiama cuddura cu l’ova.
La Settimana Santa, giorno per giorno
Μεγάλη Δευτέρα
Il lunedì comincia l’ultima settimana di digiuno quaresimale che prevede la completa astensione da carne, pesce e latticini. Si prediligono i ghemistà (γεμιστά) come peperoni, zucchine e pomodori ripieni di riso e spezie e cotti al forno. Ma anche ceci, fagioli e zuppe.
Μεγάλη Τρίτη
Il martedì si dedica insieme al mercoledì alle pulizie di primavera che in Grecia si fanno proprio in questi due giorni. Si chiamano anixiatiko katharisma (ανοιξιάτικο καθάρισμα) o paschalinò katharisma (πασχαλινό καθάρισμα).
Μεγάλη Τέταρτη
Di mercoledì, una volta finite le pulizie, si porta in chiesa la farina da usare per i pasti dei giorni seguenti, perché il prete la benedica.
Μεγάλη Πέμπτη
Il giovedì è il giorno dedicato alla preparazione di tsoureki (τσουρέκι) e uova rosse (κόκκινα αυγά). Lo tsoureki è un pane dolce simile a una brioche, tipico di Pasqua. Tradizionalmente è a forma di treccia, con riferimento alla Trinità. Simile o identico, con vari nomi, si trova dai Balcani all’Armenia. Il suo sapore inconfondibile è dovuto a una spezia, il mahlepi. Le uova invece sono simbolo di resurrezione e il rosso simboleggia il sangue di Cristo. Il primo uovo rosso che si prepara in ogni casa è destinato all’iconostasi domestica.
La sera del giovedì in chiesa si prepara l’Epitaffio adornandolo di fiori. Rappresenta la bara dove sarà deposto simbolicamente il corpo di Cristo morto. In questo giorno le tradizioni si differenziano di luogo in luogo. A Rodi per esempio si raccolgono fiori girando per le case. In molti luoghi si prepara il fantoccio di Giuda, appeso in piazza, sul campanile o all’albero di una barca (come ad Atene). Si brucia a mezzogiorno del Sabato Santo. Il rito si chiama to kapsimo tou Iouda (το κάψιμο του Ιούδα). In Tracia il fantoccio gira per le case e ciascun abitante aggiunge un rametto o un pezzo di stoffa.
Μεγάλη Παρασκευή
Il venerdì le bandiere sono a mezz’asta, le campane suonano a morto tutto il giorno. Non si cucina, si digiuna o si mangiano solo cibi semplici, preferibilmente bolliti e senza olio. Tra i piatti più comuni fagioli, zuppa di lenticchie e tahini. In questo giorno non si usano martelli, chiodi, aghi. L’Epitaffio va in processione e la comunità lo segue in silenzio portando candele accese. Di particolare bellezza è la processione del venerdì a Pyrgos, Santorini, con l’intero villaggio illuminato da candele accese lungo le strade e i profili degli edifici (qui un video).
Μεγάλο Σάββατο
La mattina del sabato ad Atene arriva l’Agio Fos (Άγιο Φως), Luce Santa o più semplicemente fiamma (φλόγα). Proviene dal patriarca greco a Gerusalemme viaggiando in aereo. L’evento viene trasmesso in tv. Se c’è maltempo, o per qualche ragione l’arrivo tarda, tutti attendono col fiato sospeso. Da Atene la fiamma viva viene poi distribuita per tempo al resto della Grecia.
Intanto nelle case, lo stesso giorno, si comincia a preparare il cibo da consumare la notte per spezzare il digiuno dopo la messa. Si tratta della maghiritsa (μαγειρίτσα), una zuppa preparata con le interiora dell’agnello.
La notte di Pasqua
Durante la messa nella notte tra il sabato e la domenica, ogni partecipante regge una candela chiamata paschalinì lampada (πασχαλινή λαμπάδα, che si legge lambada come quel ballo lì). Ai bambini la regalano padrino e madrina (νονός e νονά), insieme a una mancetta o un paio di scarpe o, più di recente, l’uovo di cioccolato. La candela è generalmente bianca o gialla ma può essere decorata in vari modi: con nastri, stampe, ciondoli.
La messa della notte di Pasqua è affollatissima, in Grecia e ovunque ci sia una comunità greca. Poco prima della mezzanotte tutte le luci si spengono e la chiesa è rischiarata unicamente dalla Luce Santa sull’altare. Dopo il rintocco della mezzanotte il prete dichiara Christos Anesti e passa la fiamma alla persona più vicina, che a sua volta accende il cero di chi ha vicino, fino a che tutti non avranno le candele accese. Si intonano canti bizantini e ci si scambia gli auguri. A questo punto le campane esplodono e suonano ininterrottamente, così le sirene delle navi di tutta la Grecia. Partono anche i fuochi d’artificio.
La candela accesa in chiesa si riporta a casa e con il fumo si segna una croce sullo stipite a simboleggiare che la luce della resurrezione ha benedetto quella casa. Poi la candela si pone al centro della tavola per illuminare il pasto notturno, cioè la maghiritsa.
Che si mangia?
La maghiritsa si mangia al ritorno dalla messa per spezzare il digiuno. Si tratta di una zuppa di frattaglie preparata con tutto quello che “avanza” dall’agnello da cuocere allo spiedo il giorno dopo. Contiene cuore, fegato, polmone e rognone (non sempre tutto, ma sempre il fegato), a cui si aggiungono riso, aneto, cipolla e la salsa a base di uova e limone chiamata avgolemono (αυγολέμονο).
Con le uova rosse invece parte la gara chiamata tsoungrisma (τσούγκρισμα), che si riferisce allo scricchiolio del guscio. Ognuno regge il suo e lo batte contro l’estremità dell’altro cercando di romperlo. L’uovo rotto è fuori gioco, il vincitore sfida il seguente. Giocano tutti, pure il giorno dopo. Perciò di uova se ne prepara una quantità esorbitante per offrirle a parenti e amici in visita. L’ultima persona con l’uovo intatto avrà un anno fortunato.
Il giorno di Pasqua si mangia l’agnello. All’alba, o pure prima, si prepara il fuoco per cuocere to arnì (το αρνί) per ore e ore. Qualcuno lo fa al forno ma la tradizione impone lo spiedo, detto souvla (σούβλα da cui souvlaki, lo spiedino).
Insieme all’agnello si fa cuocere il kokoretsi (κοκορέτσι) che si mangia il giorno stesso o si prepara per il lunedì seguente, da trascorrere all’aperto. Si tratta di un enorme spiedino fatto con le interiora di agnello (ancora!), speziato, irrorato di limone e olio e arrostito. Pur essendo una pietanza pasquale capita di trovarlo in altri periodi. A me capitò di assaggiarlo a un matrimonio. Era luglio, le zanzare ci divoravano in riva alla laguna di Missolungi e io non sapevo dove sputare il boccone fibroso che avevo assaggiato senza chiedere cosa fosse. Finì che lo mandai giù, dicendo mai più.
Due tradizioni particolari
Come spesso accade in Grecia, ogni isola, ogni villaggio ha le sue tradizioni. Vale anche per la Pasqua. Te ne racconto due, le mie preferite.
A Corfù, alle 11 del mattino di Pasqua, c’è lo spasimo ton botidon (σπάσιμο των μπότηδων), cioè la rottura di grosse giare di terracotta dipinte di rosso. Appena termina la messa, decine di grossi vasi vengono lanciate da balconi e finestre giù in strada, dove si frantumano. Pare sia un’usanza lasciata dai veneziani collegata al rito di rompere qualcosa di vecchio all’inizio del nuovo anno, che i corfioti hanno traslato dal Capodanno alla Pasqua.
A Chios invece c’è la guerra dei razzi, ρουκετοπόλεμος. Avviene a Vrontados nella notte del sabato quando due paesi “rivali”, distanti tra loro solo 400 metri, si fanno la guerra lanciando razzi verso i rispettivi campanili. La mattina dopo si contano i segni lasciati dai razzi e si decreta il vincitore. Gli altri edifici vengono “impacchettati” per evitare di danneggiarli. Si racconta che le radici della tradizione siano turche ma sotto il dominio ottomano si usavano… i cannoni.
Ultime dal sito e dal podcast
Nell’ultimo episodio del podcast Filakia ho raccontato una taverna vecchia 113 anni nel seminterrato di un edificio ottocentesco abbandonato di Atene. Su IoViaggioinPoltrona.it invece ci sono le mie ultime letture.
Ehm, ora vorrei quella bambola con tanti piedini, credo di essere una collezionista di bambole.
Non sapevo che la Grecia fosse così ricca di tradizioni pasquali. Comunque anche in Salento, come in Sicilia, si chiamano cuddhrure :) Di solito si preparano per la mattina di Pasquetta.
[ps: ma quanto sono carini i dolcetti di Lazzaro?]